Preparazione alla consacrazione - Opera d'Amore Regina della Pace

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Preparazione alla consacrazione

IL RUOLO DI MARIA

E’ per mezzo di Maria che Gesù Cristo è venuto al mondo, ed è ancora per mezzo di lei che egli deve regnare nel mondo ((L.M. G. De Montfort).
E’ un’affermazione di peso e verificabile.

Non si può parlare di Gesù senza parlare di sua Madre.
E’ inevitabile dover considerare anche il posto e il ruolo di Maria.
Negli avvenimenti storici che riportarono l’umanità a Dio, iniziati con la risposta di Abramo e di Mosè e dei Profeti, si arriva al culmine della storia con l’incarnazione di Dio con il sì di Maria.
Ella diventa madre del Figlio unigenito del Padre, del Verbo di Dio, di Gesù, il principe della pace, Dio con noi.
Grazie a Maria Dio realizza il suo piano di salvezza, entrando fisicamente in questo mondo, come uomo, come figlio dell’uomo.
Grazie a Maria l’Antica Alleanza lascia il posto alla nuova ed eterna Alleanza.
Maria è persona ineludibile: non può essere né ignorata né messa da parte.
Annunciata e prefigurata nell’antico testamento.
(Gen. 3) ella sarà per sempre la donna che porta Gesù, ovunque si trovi.  
Il rapporto di Maria con Gesù è quello di una madre vera e di una credente autentica.
Gesù dipende ed obbedisce a Maria fino all’età adulta.
Poi Maria diventerà la prima incondizionata discepola di Gesù.
Sarà presente dall’inizio della missione pubblica di Gesù fino all’epilogo del calvario, luogo dove satana pensava di avere ottenuto la vittoria definitiva su Dio, dove si consumò, ma fallì, il suo piano diabolico di eliminare la presenza di Dio sulla faccia della terra.
Maria era lì, anche lei vittima, che partecipava fisicamente e interiormente all’atroce morte di Gesù.
E proprio sul calvario riceveva dal Figlio morente la consegna di essere da quel momento, madre di Giovanni, l’apostolo presente, e quindi Madre di tutti i discepoli di Gesù.
Gesù ci ha fatti figli di Maria.
Ci ha consegnati a Lei e Lei a noi.
Da quel momento la Chiesa non può mettere da parte né tanto meno ignorare Maria.
Diventati cristiani, siamo diventati figli di Maria. Non si dà Chiesa senza Maria, la Madre di Gesù è Madre nostra.
Sul calvario disse il suo secondo SI’ e divenne Madre dei Cristiani, Madre del Corpo mistico di Cristo: la Chiesa.  

Maria ha preso sul serio fin dall’inizio questa seconda maternità, chinandosi di fatto, con grande amore materno sulla nostra umana fragilità, aiutandoci in tutti i modi a ricorrere al Figlio suo e a perseverare con Lui.
L’elenco degli interventi salutari di Maria, è lunghissimo.
Fin dagli inizi dell’era cristiana, a pochi anni dalla Pentecoste e prima della sua morte e assunzione al Cielo ella apparve (bilocazione in questo caso) all‘Apostolo Giacomo in Spagna, dove l’Apostolo era giunto con la sua carica d’amore e di slancio apostolico per predicare il Vangelo.
Apparve a lui, incoraggiandolo e confortandolo nel momento di maggior difficoltà.
Lo ricorda ancora oggi il santuario della Madonna del Pilar a Saragozza.
Da allora le apparizioni confermate non si contano, in tutti gli angoli del mondo.
Oggi siamo interpellati dal fenomeno Medjugorje, che da 43 anni interroga la Chiesa e convoca i cristiani di tutto il mondo a pregare e a ritornare al Dio.
Un intervento prolungato e straordinario, che ha coinvolto e continua a coinvolgere in perfetta concordia non uno o due veggenti, ma sei veggenti, ora adulti con famiglie, scelti come apostoli del suo amore per la gravità dei tempi che la Chiesa e il mondo, stanno attraversando.
Noi abbiamo la fortuna di vivere in diretta questo lungo intervenire di Maria a Medjugorje, compimento delle apparizioni di Fatima (messaggio del …) e abbiamo la responsabilità di farcene portavoce, apostoli.   
Ella è la Donna vestita di Sole, che illumina di Dio il mondo, riscalda il cuore, asciuga lacrime  e cura dolori; vera madre che infonde fiducia e speranza, che indica la strada del Figlio suo Gesù, che vuole fare sì che il mondo partecipi dell’Amore di Dio, vera chiave della pace e della concordia del mondo.
Maria ha scelto la forma dei messaggi, piccole meditazioni, brevi catechesi pratiche per la conversione della Chiesa e il rinnovamento della vita parrocchiale.

LA DEVOZIONE MARIANA

E’ antica quanto il cristianesimo.
Già la cugina Elisabetta (Luca 2) l’annuncia: “Benedetta tu fra tutte le donne”.
Maria, proprio davanti ad Elisabetta, loda Dio per quanto ha compiuto in Lei, umile ragazza al servizio del Signore, profetizza che avendo “Dio, fatto grandi cose in me… tutte le generazioni mi diranno beata”.
Così è stato.
Ed oggi, si deve riconoscere che quanto ha fatto e fa Maria attraverso i santuari e i richiami delle apparizioni, per la conversione del mondo, non riescono a farlo né le parrocchie né le diocesi senza di Lei.
I santi, veri costruttori della Chiesa santa, lo testimoniano e la invocano.
Ma oggi, per i tempi che stiamo vivendo, non basta una devozione semplice.
Maria chiede di consacrarsi a Lei oltre che al suo Figlio.
La richiesta era stata fatta già a Fatima, e faticosamente accolta dai responsabili ecclesiastici.
Tuttavia la richiesta fece breccia, specialmente con Giovanni paolo II.
Oggi Maria estende la richiesta a tutti i suoi cari figli, a tutti i cristiani.
Cari figli, il mio invito a vivere i messaggi che vi do è quotidiano. In modo particolare vorrei avvicinarvi di più al cuore di Gesù.
Perciò, figlioli, oggi vi invito alla preghiera indirizzata al mio caro figlio, Gesù, affinché tutti i vostri cuori siano suoi.
E inoltre vi invito a consacrarvi al mio cuore immacolato.
Desidero che vi consacriate personalmente, come famiglie e come parrocchie, in modo tale che tutto appartenga a Dio attraverso le mie mani.
Figlioli cari, pregate in modo da capire il valore di questi messaggi che vi do.
Non chiedo nulla per me stessa, ma chiedo tutto per la salvezza delle vostre anime.
Satana è forte e perciò, figlioli, con la preghiera continua state vicini al mio cuore materno.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata”. (Il  25 ottobre 1988  a Marija)
Cari figli, anche oggi vi esorto a consacrarvi al mio cuore e al cuore di mio figlio Gesù.
Solo così sarete ogni giorno più miei e vi inciterete sempre più gli uni gli altri alla santità.
Così la gioia regnerà nei vostri cuori e sarete portatori di pace e di amore.
Grazie per aver risposto ala mia chiamata.”  (25 maggio 2004 a Marija)
S. Luigi Maria Grignion de Montfort, (1673-1716) precursore e maestro della consacrazione a Maria
La sua vicenda è alquanto eloquente, e il suo TRATTATO DELLA VERA DEVOZIONE A MARIA fu scoperto 100 anni dopo la sua morte.
Il Montfort fu poco capito in vita e poco amato dai suoi compagni Aveva lasciato un manoscritto intitolato Trattato della vera Devozione a Maria.
E predisse che non sarebbe stato accettato ma che avrebbe fatto rumore.
Al n. 114 Scrive: “Prevedo molte belve arrabbiate, che arriveranno con furia per strappare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per avvolgerlo nelle tenebre e nel silenzio di un baule, affinché non venga conosciuto; costoro anzi attaccheranno e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e cercheranno di metterlo in pratica.
Ma non importa! Anzi, tanto meglio! Questa previsione mi incoraggia e mi fa sperare in un grande successo, cioè una grande schiera di valorosi e coraggiosi soldati di Gesù e di Maria, dell’uno e dell’altro sesso, per combattere il mondo, il demonio e la natura corrotta, nei tempi difficili che sempre più si avvicinano!
 Infatti quando fu scoperto tra i suoi manoscritti, nel 1842, divenne un best seller della spiritualità per tanti decenni. Fu tradotto in più di quaranta lingue e diffuso ovunque.
Esso divenne oggetto di lettura e di meditazione dei semplici fedeli che desideravano vivere da cristiani e camminare sulla via della santità.
Fu utilizzato nei seminari e raccomandato  nelle Congregazioni religiose.
In questo libretto si spiega la vera devozione a Maria.
Si indica la consacrazione a Maria, come il più perfetto modo di vivere da cristiani, in grado di opporsi a satana che vuole strappare e cancellare la fede dal cuore degli uomini.
Spesso vedo davanti ai miei occhi un piccolo libricino con la copertina celeste macchiata di soda… Quando ero operaio alla Solvay, lo portavo con me, insieme con un pezzo di pane, per il turno di pomeriggio e di notte.
Durante il turno di mattina era più difficile poter leggere.
Durante il turno pomeridiano spesso leggevo quel libretto, si intitolava “Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine…”.
Mentre prima mi trattenevo nel timore che la devozione mariana facesse da schermo a Cristo invece di aprirgli la strada, alla luce del trattato di Grignion de Montfort compresi che accadeva in realtà ben altrimenti.
Il nostro rapporto interiore con la Madre di Dio consegue organicamente dal nostro legame col mistero di Cristo”(Karol Woytila, poi Giovanni Paolo II, nel suo libro  Dono e Mistero).

L’ INSEGNAMENTO SULLE FALSE E VERE DEVOZIONE A MARIA.

Scrive il Montfort: “Esistono molte vere devozioni alla Vergine Santa.
La prima consiste nel compiere i propri doveri di cristiani, evitando il peccato mortale, facendo le cose più per amore che per timore, pregando di tanto in tanto la Vergine e onorandola come Madre di Dio, senza nessuna altra pratica spirituale.
La seconda consiste nel coltivare verso Maria alti sentimenti di stima, amore, venerazione e confidenza; spinge ad entrare nelle confraternite mariane, a recitare la corona del rosario, a onorare ed adornare le immagini e gli altari di Maria, a diffondere le sue lodi, iscriversi alle sue congregazioni.
E questa devozione, purché si stia anche lontani dal peccato, è buona, santa e lodevole; però non mira direttamente a distaccare le anime dalle creature e da se stesse, per unirle a Gesù Cristo.
La terza maniera di essere devoti della Madonna, conosciuta e praticata da assai poche persone, è precisamente quella che adesso vi svelerò.
LA CONSACRAZIONE TOTALE DI SE’ A Maria. (P. Giovanni Sgreva, nella sua catechesi video sulla consacrazione a Maria, lo spiega magistralmente).
Essere consacrati “è mettersi sulla strada della perfetta conformazione a Gesù Cristo.
Più un’anima sarà consacrata a Maria e più lo sarà a Gesù Cristo; più perfettamente compirà le promesse e gli impegni del santo Battesimo.

1. I devoti critici
Abitualmente i devoti critici sono dotti orgogliosi, spiriti forti e presuntuosi, che in fondo hanno una certa qual devozione alla Vergine santa, ma criticano come contrarie al loro gusto quasi tutte le pratiche di pietà che le persone semplici compiono ingenuamente e santamente in onore della Madonna.
Mettono in dubbio tutti i miracoli e i racconti riferiti da autori degni di fede, o tratti dalle cronache degli Ordini religiosi, attestanti le misericordie e la potenza della Vergine santissima.
Si irritano nel vedere la gente semplice e umile inginocchiata a pregare Dio innanzi ad un altare o ad un’immagine di Maria, e talora all’angolo di una strada.
Arrivano persino ad accusarla d’idolatria, come se adorasse il legno o la pietra.
E vanno dicendo che, quanto a loro, non amano affatto queste devozioni esteriori e non sono così deboli di spirito da prestare fede a tanti racconti e storielle intorno a Maria Vergine!
Allorquando si riferiscono loro le lodi meravigliose tributate dai santi Padri alla santa Vergine, o rispondono dicendo che quelli parlano da oratori, per iperbole, o ne alterano l’interpretazione.
Questa specie di falsi devoti e di persone   orgogliose e mondane è molto pericolosa.
Essi fanno un torto immenso alla devozione verso la santissima Vergine e, col pretesto di distruggerne gli abusi, ne allontanano in modo efficace il popolo.

2. I devoti scrupolosi
I devoti scrupolosi sono persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre; di abbassare l’uno innalzando l’altra.
Non sanno tollerare che si diano alla Vergine le lodi giustissime datele dai santi Padri.
Ve dono a malincuore che davanti ad un altare della Vergine santa stiano inginocchiate più persone che davanti al SS. Sacramento, come se le due cose fossero incompatibili e come se coloro che pregano la Vergine santa non pregassero Gesù Cristo per mezzo di lei! Non vogliono che si parli tanto spesso di Maria né che tanto spesso a lei si ricorra.
Ecco alcuni detti a loro familiari: «A che pro tanti rosari, tante confraternite e devozioni esterne in onore del la Vergine santa? Quanta ignoranza in tali pratiche!
È mettere in ridicolo la nostra religione.
Parlateci piuttosto di coloro che sono devoti di Gesù Cristo (pronunciano spesso questo nome senza scoprirsi il capo: lo dico così tra parentesi!).
Bisogna ricorrere a Gesù Cristo: egli è il nostro unico Mediatore.
Si deve predicare Gesù Cristo: questa sì che è cosa seria!».
Ciò che costoro vanno dicendo è vero in un certo senso.
Rispetto, però, all’applicazione che essi ne fanno, per ostacolare la devozione a Maria, è molto pericoloso ed è una sottile insidia del maligno nascosta sotto il pretesto di un bene maggiore, perché mai si onora di più Gesù Cri sto, come quando si onora di più la Vergine santa.
Infatti, si onora lei per onorare più perfettamente Gesù Cristo, e ci si rivolge a lei come alla via che conduce al traguardo verso cui tendiamo: Gesù Cristo.
La santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice in primo luogo la Vergine santa e, poi, Gesù Cristo: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» Gesù.
Non perché la Vergine santa sia da più di Gesù Cristo o a lui uguale – sarebbe eresia intollerabile l’affermarlo -, ma perché è necessario benedire prima Maria per benedire in modo più perfetto Gesù Cristo.
Diciamo dunque con tutti i veri devoti della Vergine santa, contro i suoi falsi devoti scrupolosi: «O Maria, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù».

3. I devoti esteriori
I devoti esteriori sono persone che fanno consistere tutta la devozione a Maria in pratiche esterne.
Non hanno nessuna interiorità e quindi gustano soltanto l’aspetto esterno della devozione alla Vergine santissima.
Recitano molti rosari, ma in fretta.
Ascoltano parecchie messe, ma senza attenzione.
Prendono parte a processioni, ma senza devozione.
Si iscrivono a tutte le confraternite mariane, ma senza emendare la propria vita, né vincere le proprie passioni, né imitare le virtù di questa Vergine santissima.
Non amano la sostanza della devozione, ma si attaccano a ciò che vi è di sensibile, in modo che se non trovano soddisfazioni nei loro pii esercizi, si scoraggiano e abbandonano tutto o fanno tutto a  capriccio.
Il mondo è pieno di questa specie di devoti esteriori.
Nessuno più di loro critica le persone di orazione, le quali, pur avendo a cuore la modestia esteriore che accompagna sempre la vera devozione, si prendono però cura soprattutto dell’interiorità, come di ciò che è essenziale.

4. I devoti presuntuosi
I devoti presuntuosi sono peccatori in balia delle loro passioni e amanti del mondo.
Sotto il bel nome di cristiani e di devoti della Vergine santa nascondono o l’orgoglio o l’avarizia o l’impurità o l’ubriachezza o la collera o la bestemmia o la maldicenza o l’ingiustizia, ecc.
Dormono tranquillamente nelle loro cattive abitudini, senza farsi molta violenza per correggersi, sotto pretesto di essere devoti della Vergine.
Sperano che Dio li perdonerà, che non morranno senza confessarsi e non andranno dannati, perché recitano la corona, digiunano il sabato, appartengono alla Confraternita del santo Rosario o dello Scapolare o alle Congregazioni mariane, e perché portano l’abitino o la catenina della Madonna , ecc.
Quando si dice loro che una tale devozione è pura illusione diabolica e pericolosa presunzione che può rovinarli, non lo vogliono credere.
Rispondono che Dio è buono e misericordioso, e che non ci ha creati per dannarci; che non c’è uomo che non pecchi; che non morranno senza confessarsi; che basta un buon peccavi – ho peccato! pronunciato in punto di morte; e, inoltre, che sono devoti della Vergine, ne portano lo Scapolare, recitano ogni giorno in suo onore in modo incensurabile e senza ostentazione sette Pater e sette Ave, e dicono qualche volta il rosario e l’ufficio della Madonna; che digiunano, ecc.
A conferma di quanto dicono e per accecarsi maggiormente, ripetono alcuni fatti intesi o letti nei libri, veri o falsi che siano non importa.
Tali fatti attesterebbero che persone morte in peccato mortale e senza confessione, ma che in vita avevano detto qualche preghiera o adempiuto qualche pratica in onore di Maria, o furono risuscitate per confessarsi, o la loro anima rimase miracolosamente nel corpo sino a confessione avvenuta o, in punto di morte, ottennero da Dio la contrizione, il perdono e la salvezza, per misericordiosa intercessione di Maria. La stessa cosa sperano per se stessi.
Nulla, nel cristianesimo, è più condannabile di questa diabolica presunzione.
E in realtà, chi potrebbe dire con animo sincero di voler bene e onorare la Vergine santa, se con il peccato colpisce, trafigge, mette in croce e oltraggia senza pietà Gesù Cristo, suo Figlio?
Se Maria si facesse un dovere di salvare con la sua misericordia questa sorta di persone, autorizzerebbe questo peccato, aiuterebbe a crocifiggere e oltraggiare suo Figlio.
Ma chi osa pensare una cosa del genere?
Affermo che un simile abuso della devozione al la Vergine santa – devozione che, dopo quella a Nostro Signore nel SS. Sacramento, è la più santa e la più solida di tutte – costituisce un orribile sacrilegio: il più grande e il meno perdonabile dopo quello della Comunione ricevuta indegnamente.
Affermo che per essere veri devoti della Vergine santa non è assolutamente necessario essere così santi da evitare ogni peccato, per quanto ciò sia desiderabile; ma occorre almeno – si noti bene quanto sto per dire -:
1. essere sinceramente risoluti ad evitare almeno ogni peccato mortale.
Esso offende tanto la Madre quanto il Figlio;
2. sforzarsi di non commettere peccati;
3. iscriversi alle confraternite, recitare la corona, il santo rosario o altre preghiere, digiunare il sabato, ecc.
Tutto questo è meravigliosamente utile alla conversione di un peccatore anche indurito.
Se il mio lettore fosse uno di questi – sino ad avere un piede sull’abisso – io gli consiglio queste buone opere, a condizione che le compia non già per rimanersene tranquillo nello stato di peccato, nonostante i rimorsi della coscienza, l’esempio di Gesù Cristo e dei santi, e le massime del santo Vangelo, ma per ottenere da Dio, mediante l’intercessione della Vergine santa, la grazia della contrizione e del perdono dei peccati, e la vittoria sulle proprie cattive abitudini.

5. I devoti incostanti
I devoti incostanti sono coloro che sono devoti della Vergine santa soltanto ad intervalli e secondo il capriccio.
Ora sono fervorosi ed ora tiepidi; ora sembrano pronti ad intraprendere qualsiasi cosa per servirla e, pochi istanti dopo, non sono più gli stessi; oggi abbracciano ogni sorta di devozione alla Vergine santa e danno il loro nome alle sue confraternite, domani non ne osservano fedelmente le norme.
Cambiano come la luna e Maria se li mette, con questa, sotto i piedi, perché sono instabili e per nulla meritevoli d’aver posto tra i servi di questa Vergine fedele che si distinguono per fedeltà e costanza.
Anziché caricarsi di tante preghiere e pratiche di devozione, è meglio compierne poche con amore e fedeltà, mal grado il mondo, il demonio e la carne.

6. I devoti ipocriti
Ci sono ancora falsi devoti della Vergine santa: i devoti ipocriti.
Nascondono i loro peccati e le loro malvagie abitudini sotto il manto di questa Vergine fedele, per apparire agli occhi degli altri diversi da quello che sono.

7. I devoti interessati
I devoti interessati, infine, sono quelli che ricorrono alla Vergine santa solo per vincere processi, evitare pericoli, guarire dalle malattie o per altre necessità del genere.
Senza queste necessità, la dimenticherebbero.
Gli uni e gli  altri sono falsi devoti, e non hanno valore davanti a Dio e alla sua santa Madre.
Stiamo dunque bene attenti a non collocarci: – tra i devoti critici, che non credono a nulla e criticano tutto; – tra i devoti scrupolosi, che hanno paura di essere troppo devoti della Vergine santa per non mancare di rispetto a Gesù Cristo; – tra i devoti esteriori, che fanno consistere tutta la loro devozione in pratiche esterne; – tra i devoti presuntuosi, che con il pretesto della loro falsa devozione a Maria, ristagnano nel peccato; – tra i devoti incostanti, che, per leggerezza, cambiano le loro pratiche di pietà, o le abbandonano totalmente alla minima tentazione; – tra i devoti ipocriti, che si iscrivono alle confraternite e portano le livree della Vergine, per farsi credere buoni; – e, infine, tra i devoti interessati, che ricorrono alla Vergine santa solo per essere liberati dai mali del corpo e per ottenere dei beni temporali.

VERA DEVOZIONE A MARIA

Egli parte dal capitolo 27 della Genesi e sviluppa l’insegnamento confrontando il comportamento di Esaù e di Giacobbe, i figli di Isacco.  

Il n.184 riassume la storia: Esaù aveva venduto a Giacobbe il suo diritto di primogenitura.
Rebecca, madre dei due fratelli, che amava teneramente Giacobbe, riuscì, diversi anni dopo, a fargli avere questo privilegio, con una scaltrezza tutta santa e piena di misteri.
Isacco, il padre, si sentiva molto invecchiato e voleva lasciare la benedizione ai suoi figli prima di morire; chiamò allora suo figlio Esaù, che amava e gli ordinò di andare a caccia per procurarsi qualcosa da mangiare, dopo di che lo avrebbe benedetto (per trasmettere il diritto di primogenitura).  
Rebecca però avvertì subito Giacobbe di quello che stava succedendo e gli disse di andare a prendere due capretti del gregge.
Quando egli li ebbe portati alla madre, ella li preparò per Isacco, come sapeva che egli desiderava.
Poi rivestì Giacobbe degli abiti di Esaù che ella aveva con sé, coprì le sue mani e il collo con la pelle dei capretti, cosicché suo padre, ormai privo della vista, ascoltando la voce di Giacobbe e toccando il pelo delle sue mani potesse credere che  fosse suo fratello Esaù.
In effetti Isacco fu sorpreso della sua voce che credeva essere quella di Giacobbe, lo fece avvicinare, toccando il pelo delle pelli di cui si era coperte le mani e disse che effettivamente la voce era quella di Giacobbe, ma le mani erano quelle di Esaù.
Dopo aver mangiato, baciò Giacobbe, sentendo l’odore dei suoi vestiti profumati e lo benedì, augurandogli la rugiada del cielo e la fecondità della terra; lo costituì capo di tutti i suoi fratelli e terminò la benedizione con queste parole: “Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto”.
Isacco aveva appena detto queste parole, che Esaù entrò portando da mangiare ciò che aveva preso alla caccia, perché suo padre potesse poi benedirlo.
Il santo patriarca fu sorpreso da uno stupore incredibile, quando si accorse di ciò che era successo, ma invece di ritrattare ciò che aveva fatto, lo confermò perché in questo fatto vedeva fin troppo chiaramente il dito di Dio.  
Esaù scoppiò allora in urla e lamenti, come annota la Sacra Scrittura, accusando a gran voce suo fratello di averlo imbrogliato e chiedendo a suo padre se non avesse per lui almeno una benedizione.
I santi Padri osservano a questo punto come Esaù sia la figura di coloro che trovano comodo conciliare Dio con il mondo, volendo godere insieme delle consolazioni del Cielo e di quelle della terra.
Isacco, il padre, fu toccato dalle grida di Esaù e alla fine lo benedì, ma con una benedizione terrena e assoggettandolo a suo fratello.
Ciò provocò in lui un odio così velenoso contro Giacobbe, che aspettava solo la morte del padre per ucciderlo.
E Giacobbe non avrebbe potuto evitare questa morte se sua madre Rebecca non lo avesse protetto con i suoi accorgimenti e i buoni consigli che gli diede e che egli seguì.

Il n.185 Prima di spiegare questa storia così bella e drammatica, bisogna ricordare che secondo tutti i Santi Padri (2) e gli interpreti della Sacra Scrittura, Giacobbe è la figura di Gesù Cristo e dei veri credenti, mentre Esaù è figura dei non credenti e degli empi.
Per convincersene basta esaminare il comportamento dell’uno e dell’altro.
Il comportamento di Esaù e il comportamento di Giacobbe

ESAÙ
ESAÙ, il primogenito, era forte e vigoroso nel corpo, abile e accorto nel tirare l’arco e nel prendere la selvaggina a caccia.
Egli non stava mai in casa; lavorava fuori e aveva fiducia solo nella propria forza e capacità.
Non si preoccupava molto di piacere a sua madre Rebecca e non faceva nulla per questo.
Era così ingordo e schiavo della gola, che vendette il diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie.
Come caino era preso da invidia  per suo fratello Giacobbe e gli era sempre contro.
Ed è questo il comportamento che ogni giorno tengono i cattivi credenti.

1.  Hanno fiducia nella propria forza e nelle loro capacità per gli affari temporali; sono abili e avveduti per le cose della terra, ma molto deboli e ignoranti nelle cose del cielo.
2. Non dimorano, mai o quasi mai, nella loro casa, cioè nel loro interiore, che è la casa intima e fondamentale che Dio ha dato a ciascuno per dimorarvi sul suo esempio, poiché Dio dimora sempre in sé stesso.
I cattivi credenti non amano affatto il ritiro, né la spiritualità, e neppure la devozione interiore; piuttosto essi trattano da bigotti, piccini, e ignoranti coloro che vivono l’interiorità e il ritiro dal mondo, dedicandosi più all’interiore che all’esteriore.
3. I cattivi credenti non si interessano per nulla della devozione alla santa Vergine, madre dei veri credenti.
E’ vero, non la odiano espressamente, qualche volta le tributano lodi, dicono di amarla e praticano pure qualche devozione in suo onore, ma per il resto non sopportano che la si ami teneramente, perché essi non nutrono per lei le tenerezze di Giacobbe; trovano da ridire  sulle pratiche di devozione alle quali i suoi figli e servitori si attengono fedelmente per guadagnare l’affetto; non credono infatti che questa devozione sia loro necessaria per salvarsi e pensano che sia sufficiente non odiare formalmente  la santa Vergine e non disprezzare apertamente questa devozione; credono di aver meritato le buone grazie della santa Vergine e di essere suoi servitori perché recitano e borbottano qualche preghiera in suo onore, senza alcuna tenerezza per lei e senza purificare se stessi.
4. I cattivi credenti vendono il loro diritto di primogenitura, cioè le gioie eterne per un piatto di lenticchie, cioè per i piaceri della terra.
Essi ridono, bevono, mangiano, si divertono, giocano e danzano senza preoccuparsi, come Esaù, di rendersi degni della benedizione del Padre Celeste.
In due parole, non pensano che alla terra, non amano che la terra, e non agiscono che per la terra e per i propri piaceri; per un breve momento di piacere, per un illusorio fumo di onore, e per un pezzo di dura terra, gialla o bianca, vendono la grazia battesimale, la loro veste di innocenza e l’eredità celeste.
5. Infine i cattivi credenti odiano e perseguitano ogni giorno i veri credenti, apertamente o subdolamente; non li possono sopportare, li disprezzano, li criticano, li burlandoli offendono, li derubano, li ingannano, li sfruttano, li cacciano, li annientano; mentre essi fanno fortuna, si tolgono ogni piacere, se la passano bene, si arricchiscono, si espandono e vivono a loro agio.

GIACOBBE,
GIACOBBE, il minore,
a. Era di costituzione più debole, mite, pacifico e rimaneva abitualmente in casa per guadagnarsi le buone grazie di sua madre Rebecca, che amava teneramente; se usciva fuori non era per sua volontà, né per fiducia nella propria capacità, ma per obbedire a sua madre.
b. Egli amava ed onorava sua madre, per questo rimaneva in casa con lei; era contento quando la vedeva; evitava ciò che potesse dispiacerle e faceva, invece.
Tutto quello che pensava le potesse piacere: questo aumentava in Rebecca l’amore che nutriva per lui.           
c. Era sottomesso in ogni cosa alla sua cara madre; le obbediva in ogni cosa, prontamente e senza tardare, amorosamente, e senza lamentarsi; al minimo cenno della sua volontà, il piccolo Giacobbe correva ed eseguiva.
Credeva a tutto ciò che ella le diceva, senza obiettare, per esempio quando gli disse di andare a prendere due capretti e di portarglieli, per preparare da mangiare a suo padre Isacco, Giacobbe non replicò che ne sarebbe bastato uno solo, per preparare da mangiare per una sola volta a un solo uomo; ma senza controbattere fece ciò che gli aveva detto.  
d. Aveva una grande fiducia nella sua cara madre: non contava per nulla sulla propria abilità, ma solo sulle premure e la protezione di sua madre; la chiamava, la consultava in ogni dubbio, per esempio quando le domanda se, al posto della benedizione, non avrebbe piuttosto ricevuto la maledizione di suo padre e quando ella gli disse che avrebbe preso su di sé questa maledizione, egli le credette ed ebbe fiducia in lei.
e.  Infine egli imitava, secondo le su e possibilità, le virtù che vedeva in sua madre e sembra che una delle ragioni per cui rimaneva sedentario in casa, era per imparare ed imitare la sua cara madre, che era così virtuosa e per potersi così allontanare dalle cattive compagnie che corrompono i costumi.
Per questo mezzo egli si rese degno di ricevere la doppia benedizione del suo caro padre.

Ecco quindi la condotta che i veri credenti tengono ogni giorno:
1. Amano il ritiro, vivono l’interiore, si applicano alla preghiera, ma sull’esempio e in compagnia della loro Madre, la santa Vergine.  
A volte certo appaiono al di fuori, nel mondo, ma è per obbedienza alla volontà di Dio.
Per quanto grandi siano le cose che fanno all’esterno, essi danno un maggiore valore a quelle che compiono all’interno di sé stessi.
In compagnia della Vergine, perché qui compiono la grande impresa della loro perfezione, di fronte alla quale tutte le altre imprese non sono che giochi da bambini. (197…)  
2. Essi amano e onorano sinceramente la santa Vergine come loro buona madre e sovrana. La amano non solamente a parole, ma con i fatti; la onorano non soltanto esteriormente, ma nel profondo del loro cuore; come Giacobbe evitano tutto ciò che le può dispiacere e praticano con fervore tutto ciò che credono possa loro procurare la sua benevolenza.
Le portano e le offrono non due capretti, ma ciò che essi raffigurano: il loro corpo, la loro anima, con tutto ciò che ne deriva, affinché:  -  ella li riceva come cosa che le appartiene; - li uccida, cioè li faccia morire al peccato e a se stessi spogliandoli della propria pelle, cioè dell’amor proprio, per potere in questo modo piacere a Gesù suo Figlio, che non vuole  per amici  e discepoli che persone morte a se stesse; - li prepari secondo il gusto del Padre celeste, per la sua più grande gloria che ella conosce meglio di ogni altra creatura; - di questo corpo e di quest’anima con le sue cure e la sua intercessione, ben purificati da ogni macchia, ben morti, spogliati e preparati, ne faccia un piatto delicato, degno del gusto e della benedizione del Padre celeste.
Non è forse questo che faranno i veri credenti, che gusteranno e praticheranno la perfetta conformazione a Gesù Cristo consacrandosi a Maria, come noi proponiamo loro?

I falsi credenti dicono spesso di amare Gesù, di amare e onorare Maria, ma non fino ad offrire i loro averi, non fino a sacrificare il loro corpo con i suoi sensi e la loro anima con le sue passioni, come fanno i credenti autentici.  (198)

Per l’approfondimento dottrinale ed ascetico, rimandiamo anche alla Catechesi di P. Gianni Sgreva in Video.
Interventi in video
Sui fondamenti bibblibi e teologici della Consacrazione a Maria
di P. Gianni Sgreva
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