Aneddoti
IL LOGO NON E' CASUALE
Così infatti dal racconto di un pellegrino ( vedi articolo rivista “Cari Figli” n 3):
Nel 2006 ero in pellegrinaggio a Medjugorje con un gruppo proveniente da varie parti d’Italia, era il lunedì di Pasquetta e la sera prima della partenza ci siamo recati, come di consuetudine, a salutare la Madonna presso la Croce blu luogo di preghiera e di silenzio che si trova ai piedi del monte Podbrdo, sorto per volontà della Madonna, quando i comunisti rincorrevano i veggenti per impedire i raduni e le apparizioni.
In quel luogo benedetto, di apparizione anche odierna, prega il gruppo di preghiera del veggente Ivan, e lì inoltre si sono svolte per tantissimi anni le apparizioni alla veggente Miriana, per il messaggio del due del mese rivolto a coloro che “Non conoscono ancora l’amore i Dio” come li chiama Maria i lontani dalla fede.
Una meraviglia ai nostri occhi: un cuore pulsava, appariva di carne, fatto di tubicini, vene e arterie connesse e si stagliava nel cielo davanti a noi.
Guardavamo il cielo e ci sentivamo inondati di Amore e gioia…
Tutto il gruppetto ha testimoniato gli eventi, per ciascuno a tratti personali, alla guida spirituale del pellegrinaggio.
INCONTRO CON L’AMORE DI DIO
Era il mio primissimo pellegrinaggio a Medjugorje, mi rendo conto ora che ero partita non per caso, ma come tutti, per una chiamata, se ci crediamo, della Madonna che vuole dirci qualcosa e sempre per portarci all’Amore del Padre attraverso il riconoscimento del dono del Figlio Suo.
A quel tempo uscivo da un’inaspettata quanto incomprensibile sofferenza che mi aveva rivoluzionato i progetti di vita e cercavo una risposta a tanto dolore che il mondo, non poteva darmi.
Un giorno chiesi al Parroco del paese di quel tempo, se vi fosse qualche pellegrinaggio in partenza per Medjugorje, quel piccolo villaggio della Bosnia Erzegovina di cui ne avevo tanto sentito parlare dalla mamma che fin dalle prime apparizioni, ne ascoltava alla radio messaggi della Madonna e poi li divulgava commentandoli a noi figlie, facendo sorgere in famiglia una certa attenzione.
Ma all’inizio, durante le superiori e l’università, non prestavo più di tanto attenzione, quasi quasi mettevo in guardia la mamma dagli inganni, tuttavia ogni volta che ne parlava sentivo una certa attrazione verso ciò che mi diceva senza mai farmi passare per la testa che mi sarei recata là.
Era però venuto il mio momento e… Il Parroco mi disse che proprio l’indomani sarebbe partito un pullman di pellegrini, ma che era tutto pieno.
Comunque mi diede il numero dell’organizzatrice e io immediatamente chiamai: mi confermarono che non vi era più posto, ma… che preparassi lo stesso la valigia poiché una pellegrina era in forse e se avesse disdetto il posto in tempo, l’indomani sarei potuta partire.
Non chiusi occhio tutta la notte sapendo che forse sarei andata là dove la mia mamma aveva tanto desiderato recarsi. In effetti il posto era l’unico resosi disponibile, e mi sentii veramente una chiamata ed ebbe inizio questa grande avventura senza immaginare che sarebbe durata fino ad oggi.
Scoprii luoghi diversi, incontrai persone locali e pellegrini e…
Il mio primo ingresso nella Chiesa di San Giacomo mi emozionò: tutta la gente del luogo, donne anziane, uomini, tanti, bambini, davvero tutti, stavano inginocchiati per ore e pregavano rispondendo con entusiasmo e all’unisono nella Messa frequentatissima tanto che anche sul sagrato stavano i fedeli.
Piansi e mi emozionai a lungo pensando a come invece gli italiani, almeno dalle mie parti, erano divenuti tanto tiepidi ed incostanti nelle preghiere anche domenicali.
Mi promisi di dirlo a tutti appena tornata, specie ai sacerdoti che cosa stava accadendo in questa parrocchia.
Ma soprattutto ebbi quella risposta che tanto cercavo.
Il padre che guidava il pellegrinaggio, si occupava di aiutare con viveri e vestiario anche i bambini orfani di guerra che in quel periodo erano molti e sopravvissuti allo scoppio delle mine, disseminate nel terreno e saltate in aria.
Erano accolti in strutture nate appositamente per gli orfani e i disagiati come quella di Suor Cornelia.
Subito il primo giorno a Medjugorje, la guida chiamò me ed un altro giovane ad aiutarlo, saremmo dovuti andare da soli, perché lui era occupato, a portare i pacchi di giochi, vestiario e viveri proprio ai bambini di suor Cornelia.
A quel tempo Medjugorje mi sembrava tanto grande e piena di stradine, ricordo che avevo un po’ di timore ad inoltrarmi con quel pulmino della guida.
Una volta là, abbiamo cominciato a scaricare i pacchi e stranamente non mi restò per nulla impressa suor Cornelia, bensì il mio sguardo andò subito ai ragazzini che giocavano festosi in cortile, qualcuno era con le stampelle.
Mi dicevo: “ Quanta gioia qui nonostante la guerra avuta”. Ci divisero i compiti e mi fecero entrare sola in una grande camerata dove stavano allineati piccoli letti e su di loro stavano distesi i bambini per l’ora del riposo.
Non sapendo la lingua, venni introdotta da una signora che conosceva l’italiano, ma subito mi rassicurò che lì non serviva sapere che una lingua sola: quella del cuore e tutti si capivano!
In effetti toccai con mano quanto dettomi: cominciai a far vedere i giochi che facevo girare tra le mie mani, io in mezzo alla grande camerata…ed ecco il miracolo che tutti cercano a Medjugorje, non è un segno esteriore ma…
Un bambino all’improvviso mi afferra una gamba e non me la vuole per nulla lasciare nonostante gli facessi vedere il gioco, ed io in pochi istanti capii tutto l’Amore di Dio Padre che parlava attraverso quelle piccole manine sofferenti che chiedevano solo che qualcuno gliele stringesse.
In quel momento mi sciolsi e piangendo abbracciai stretto stretto al mio cuore quel bambino senza gamba che incredibilmente mi amava più del gioco che non aveva mai avuto.
I miei perché sul senso della mia vita, avevano trovato risposta: ero ancora importante, non ero da buttare come chi mi faceva del male mi diceva, ero importante per Dio, incredibilmente si serviva di me per quel bambino e allo stesso tempo si serviva del bambino per dimostrarmi tutto il Suo Amore.
Uscii da quella camerata a stento e con un grande sorriso sulle labbra tanto che tutti mi chiedevano dove ero stata tanto era il mio cambiamento interiore ed esteriore.
Capii con il tempo quale dono avevo ricevuto cioè di capire subito Medjugorje: il miracolo d’Amore è il dono che Maria fa a tutti coloro che cercano risposte alla sofferenza, alle ingiustizie, alla mancanza di fede, alla mancata gioia e fervore…Il primo vero miracolo di conversione dei cuori che si trasformano da cuori di pietre a cuori di carne! Maria conduce a convertirsi a Dio Amore!
Mi promisi di ritornare e di portare io stessa aiuti coinvolgendo i bambini delle classi in cui insegnavo: pochi mesi dopo partimmo con due camion al seguito, colmi anche dei nostri giochi, quaderni e colori e il Dirigente caldeggiò con gioia l’iniziativa.
Vedevo la gioia del dono dilagare come una marea… e per me questo era il frutto buono che testimoniava della bontà di quell’albero che era Medjugorje. La preghiera e l’Amore di Dio erano quindi le chiavi che la Madonna mi consegnava e mi incitava a raccogliere per poterle poi donare con la stessa gioia ed entusiasmo del cuore a molti affinché si accorgessero che erano persone uniche nonostante cadute ed errori, amate da un Padre che le aspetta.
Mi si aprì un mondo nuovo di apostolato che ancora continua…
Sorella Nives